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REGIONE CAMPANIA

Monte Procida

All’agro Montese si ricollega la fine del decennio francese nel regno di Napoli. La sera del 19 maggio 1815 Gioacchino Murat, vestito in abito borghese, coi suoi compagni di esilio, raggiungeva a cavallo Miliscola. La mattina seguente proseguiva per Ischia con due piccoli bastimenti, da dove poi raggiungeva la Corsica e la Francia. Intanto Ferdinando IV di Borbone alla corona di Sicilia riuniva la corona di Napoli. Furono suoi ospiti, nel 1819, e visitarono i Campi Flegrei i Sovrani di Austria ed il principe di Metternich. Questi così scriveva: “…certo si stenta ad esprimere la sensazione che si prova calpestando i Campi Elisi… vi trovate nello stesso luogo in cui sbarcò Enea… E’ naturale che una religione tutta sensuale abbia dovuto cercare il suo paradiso in una terra di delizie…”. Ma i Campi Flegrei ebbero ospiti ben più importanti: a Nisida e a Ischia vennero relegati i liberali Poerio, Settembrini ed altri, perchè mal sopportavano l’assolutismo borbonico. Suonò la diana del 1860 e Garibaldi, alla testa della rivoluzione, si accinse a realizzare l’unità d’Italia. Nell’agosto del 1860 gruppi di camicie rosse e di “picciotti” siciliani sbarcavano a Cuma ed a Miliscola, dilagando per i Campi Flegrei. Nella notte tra il 4 ed il 5 settembre alcune navi borboniche incrociavano nelle acque Montesi, per seguire Francesco II a Gaeta; ma i comandanti non vollero obbedirgli e preferirono portare il loro contributo alla causa dell’Unità. Alla fuga di Francesco II fece seguito nei Campi Flegrei la proclamazione di Vittorio Emanuele II a re d’Italia. La nuova monarchia di Savoia tradì però le aspettative della povera gente e dei lavoratori in generale. Tradimento che causò malcontento: si ebbero rivolte un po’ dappertutto nell’Italia meridionale; ed anche il Monte nel 1862 fece sentire la sua voce di protesta: il 17 luglio i Montesi manifestarono il loro scontento contro l’impolitica della nuova monarchia sabauda e, per sedare i tumulti, si rese necessario l’intervento dei soldati. Intanto la popolazione cresceva. Dal centinaio di abitanti del medioevo era passata a mille anime nel 1776, a 3665 nel 1881, a 4000 nel 1893: il progresso era stato notevole e costante. Venne creata la rotabile per Torregaveta, aperta una farmacia, istituita la scuola; si ebbe l’assenso per il telegrafo e per la posta. Allora, agli inizi del 1900, i Montesi chiesero al governo di potersi reggere a comune autonomo. Le giuste aspirazioni dei nostri padri venivano però ostacolate dalla casta privilegiata di Procida, che dal Monte traeva sostanziosi privilegi. I Montesi volevano dare al nuovo comune il nome di Nuova Cuma”, ma dovettero rinunciarvi per l’opposizione del consiglio comunale di Procida e dovettero accettare l’attuale illogica, antistorica denominazione di “Monte di Procida”. Il 27 gennaio 1907 ufficialmente il Monte veniva elevato al rango di comune autonomo.   

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